TRUST ED ART SHARING: INNOVATIVA POSSIBILITA’ DI CONDIVISIONE DELL’ARTE

TRUST ED ART SHARING: INNOVATIVA POSSIBILITA’ DI CONDIVISIONE DELL’ARTE

L’angolo del Trust, a cura del Prof. Mauro Norton Rosati di Monteprandone

Abbiamo analizzato e condiviso con i nostri lettori i diversi ed innovativi utilizzi del trust in ogni settore della nostra vita.

Un aspetto, poco conosciuto ma che  se da un lato potrebbe essere “divisivo per interessi economici  di nicchia”  dall’altro sarebbe una” opportunità di condivisione  sociale”.

Parliamo in generale di “Art sharing”.

Art for rent, Art for lease, sharing Art, Art rental: molteplici denominazioni per indicare lo stesso fenomeno, quello dell’applicazione all’arte della sharing economy (o economia della condivisione).

Maggiori bisogni e sempre meno disponibilità economiche vengono così conciliati da una forma alternativa di commercio, rispondente ad un nuovo modello di organizzazione civile che segue la logica del guadagno attraverso il riuso, l’accesso, la condivisione di quei beni “acquisiti” per un godimento “privato”, ma che si rivelano essere risorse produttive di guadagno, in grado di trasformare chiunque nell’imprenditore “delle proprie cose”.

È presto detto che un simile concetto di condivisione produttiva possa essere tagliato anche per l’arte, ossia il linguaggio della creatività e dell’espressione estetica che per definizione è comunicazione e dunque si fa condivisione di emozioni e messaggi.

La sharing economy si traduce nel mondo dell’arte come opportunità di fruizione di opere quali dipinti, fotografie, sculture, installazioni, oggetti di design, ma anche nuove forme espressive -quali le creazioni in realtà aumentata e virtuale- per periodi di tempo limitati ed elastici e per le ragioni più disparate, che vanno, ad esempio, dall’allestimento di eventi o conventions all’arredamento di uno spazio lavorativo o domestico.

L’utilità di chi accede a questa forma di condivisione, che rende l’arte finalmente accessibile a tutti, è quello di valorizzare -o anche solo rinnovare- tanto la propria immagine, personale e/o professionale, quanto quella della propria azienda, permettendo finanche di creare un contesto di marketing esperienziale.

Il ricorso ad istituti nuovi, come lo sponsoring, oppure tradizionali, tipici e atipici, quali la locazione o il noleggio delle opere d’arte, permette infatti di poter sfruttare le utilità connesse alla fruizione dei pezzi d’arte a condizioni vantaggiose: alla scadenza del contratto è possibile optare per il rinnovo dello stesso o la restituzione dell’opera oppure l’acquisto ad un prezzo che sconti le mensilità già versate; in caso di noleggio, alla disponibilità temporanea del bene artistico afferiscono tutta una serie di servizi, tra cui il trasporto, il montaggio, l’allestimento, il ritiro al termine del periodo concordato.

Guardando il fenomeno da una diversa prospettiva, l’art-sharing è un’occasione di guadagno tanto per il proprietario dell’opera d’arte quanto per l’autore: il primo ha l’opportunità di ammortizzare l’investimento sostenuto con l’acquisto a titolo definitivo dell’opera, che nel tempo può trasformarsi anche in fonte di guadagno; il secondo trova nuovi e più accessibili canali per esporre e dunque diffondere e promuovere il proprio messaggio artistico, oltre che trarne un giusto riscontro economico, esercitando le prerogative che il diritto d’autore gli riconosce.

Nelle ipotesi sopra descritte l’art.54 comma 5 del TUIR ricomprende tra le spese di rappresentanza quelle sostenute per le cessioni e le importazioni di opere d’arte, anche se utilizzate come beni strumentali per l’esercizio della professione.

In definitiva sarebbe auspicabile adottare risoluzioni in tal senso, poiché rappresenterebbero non solo una valvola di respiro per il mercato dell’arte, ma anche un’opportunità di innovazione ed espansione nel mondo degli scambi di beni e servizi.

Ma cio’ che a noi interessa e’ il TRUST ed ART SHARING che il ns. STUDIO CASSIEL sta predisponendo per la realizzazione di un progetto di condivisione di un’opera artistica di grande rilievo.

L’utilizzo del “trust  di scopo “rappresenta una soluzione innovativa in quanto l’opera d’arte  si trasforma in un bene fruibile da diversi soggetti con intento sociale di comunicazione e conoscibilità delle opere d’arte.

Ma quali potrebbero essere indicativamente gli step per poter procedere?

Con un trust, strutturato come “trust di scopo”, amatori, investitori acquistano o l’intera opera ovvero “multi quote” (analoga alla multiproprietà immobiliare) per infiniti suoi utilizzi:

una successiva rivendita e dunque al conseguimento di un profitto, ovvero, in via preliminare o alternativa, alla detenzione che contestualmente ne consenta l’esposizione museale per un tempo determinato, precedentemente concordato tra i soggetti comproprietari.

Questo è l’aspetto “di social sharing” dell’opera d’arte.

Il trust meglio si adatta a tali operazioni cultural-economiche-finanziarie rispetto ad esempio alla “comunione legale” ex art.1100 c.c. Imbrigliata saldamente tra canoni ermeneutici e gestione operativa nell’interesse collettivo.

Gli steps?

A) istituzione di un charitable trust di scopo tra i vari interessati indicando specificatamente, i settlors ed gli eventuali beneficiari il tutto ben evidenziato nelle clausole dell’atto di trust regolamentando diritti

ed obblighi degli acquirenti, nonché oneri ed obblighi dei trustee, e  la sottoscrizione del relativo contratto e dunque per il futuro acquisto.

In sostanza dovrà essere determinata ed indicata la quota di partecipazione al fine di raggiungere l’obiettivo economico prefissato.

B) Individuazione dell’opera, del valore di questa e quindi del c.d. “target”.

C) Tempi e modalità per il crowdfunding  di acquisto dell’opera

Nello stesso atto istitutivo del trust dovrà essere indicata tutta la strategia di mkt per la pubblicizzazione dell’opera, (editoriale, eventi, mostre ecc.) ed indicazione negli stessi “investitors” quali “beneficiari espressi” secondo le quote sottoscritte di partecipazione.

Il tutto finalizzato naturalmente ad un piano di sviluppo culturale ed economico per potersi avvicinare concretamente al mondo dell’arte.

Un esempio è stato rappresentato dall’acquisto in comproprietà avvenuto tra il governo francese e quello olandese, avente ad oggetto due celebri opere di Rembrandt originariamente di proprietà della famiglia Rothschild: l’acquisto congiunto si è perfezionato per 160 milioni di euro e le due opere si alterneranno tra museo del Louvre di Parigi ed il Rijksmuseum di Amsterdam.

Anche in Italia, un esempio di art sharing “: il comune di Prato e l’Associazione per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci della stessa città hanno acquisito in comproprietà (otto tredicesimi il Comune ed i restanti cinque tredicesimi l’Associazione) tutte le opere del Centro Pecci. All’acquisto, che risponde all’esigenza di salvaguardare il patrimonio artistico locale, è seguita la creazione di una nuova Fondazione, gestita dallo stesso Centro, con il vincolo che la stessa, in caso di prestiti o depositi superiori ad un anno, dovrà chiedere l’autorizzazione preventiva ai due soggetti proprietari.

Mauro Norton Rosati – Linktree