Sul quotidiano di Confindustria, il Sole 24 Ore, del 13 Febbraio 2012, a firma Elio Silva, intitolato “Caccia ai furbetti delle Onlus” (l’offensiva del fisco – nel mirino l’utilizzo indebito delle agevolazioni incassate dagli Enti non Commerciali), si annunciano nuovi controlli da parte dell’Amministrazione finanziaria sugli enti associativi.
L’articolo prende spunto dalle dichiarazioni, trapelate dall’Agenzia delle Entrate, secondo le quali anche nel corso del 2012 i controlli agli enti associativi assumeranno un ruolo centrale nella strategia di contrasto all’evasione fiscale.
Prosegue l’articolo: “così il Fisco prepara il salto di qualità negli accertamenti: dopo aver inserito gli enti associativi e le Onlus tra gli ambiti prioritari nel piano dei controlli 2011, l’Agenzia delle Entrate si accinge a confermare l’impulso anche nell’analoga direttiva per il 2012, di prossima emanazione”.
Le Associazioni Sportive sarebbero destinatarie di particolari “attenzioni”: secondo le autorità fiscali, infatti, sempre a sentire l’Autore, il mondo dello sport dilettantistico potrebbe essere interessato da rilevanti fenomeni di elusione fiscale.
Si fa particolare riferimento alle Associazioni gestite da un numero ristretto di Soci e all’esistenza di contratti di affitto d’azienda che costituirebbero “schermi” fiscali per eludere le imposte.
Vengono poi segnalate alcune particolari attività che l’Agenzia si appresterebbe a verificare: l’effettiva presenza nella vita associativa, con la partecipazioni alle assemblee sociali, la gestione di punti di ristoro e di servizi di estetica, sino ad arrivare al servizio di ricovero cavalli che offrirebbero le associazioni ippiche.
Certamente sarà necessario aspettare i documenti ufficiali di prossima pubblicazione da parte dell’Agenzia delle Entrate per commentare in modo più puntuale ed esauriente cosa ci aspetta.
Vale la pena, però, giunti a questo punto, fare alcune considerazioni:
· Dopo le manovre “Salva Italia” e “Cresci Italia” ci si aspettava una manovra magari “Salva Imprese” per il comparto profit considerato lo stato in cui versano le aziende soffocate dalla stretta finanziaria e non più in grado di produrre;
· Ugualmente, dopo il disegno di legge della Senatrice Ausserhofer n° 2873 del 3 agosto 2011, condiviso trasversalmente da tutte le forze politiche, e con il quale si prendeva atto di come il “movimento sportivo dilettantistico italiano avesse una forte incidenza ed un sensibile impatto sul tessuto socio-economico del Paese” , ci si aspettava, come minimo, una qualche dichiarazione del nuovo Governo con la quale si confermasse la necessità di riordinare l’intero comparto del no profit con norme e regolamenti che dessero agli operatori una qualche certezza;
· Al contrario , dopo aver promesso di ridurre le aliquote irpef, ci viene detto “che le novità sull’ICI determinano effetti positivi sul gettito con entrate non quantificabili preventivamente perché saranno accertate a consuntivo e potranno essere destinate per la quota di spettanza statale all’alleggerimento della pressione fiscale”, e contemporaneamente l’addizionale regionale sui compensi erogati agli Sportivi Dilettanti passa dallo 0,90 al 1,23%. Traduzione: intanto incassiamo, poi per l’eventuale restituzione delle somme incassate, tramite la riduzione delle tasse, ci penseremo in futuro.
Non si dovrebbe dimenticare che in Italia la pressione fiscale arriva al 43% del prodotto interno lordo e che quella effettiva arriva al 52%. In sostanza, per ogni mille euro di reddito prodotto almeno 500 vanno allo Stato, in tasse.
Non è stato preso un solo provvedimento volto a far crescere le imprese, né dell’area profit, né dell’area no profit, ma abbiamo invece notato il fatto che sono state introdotte diverse misure volte a dare ossigeno e sostegno alle Banche, quelle stesse Banche che oggi riducono il credito alle imprese e che sono all’origine della crisi economica mondiale.
Annunciando la guerra totale agli “evasori” del Terzo settore, in particolare alle Associazioni Sportive, lo Stato dimentica che già da tempo ha rinunciato ad uno dei suoi compiti primari: la prevenzione della salute pubblica per il tramite dei servizi e delle strutture dedicate alla pratica dello sport e del tempo libero; ovvero, più sport, meno malattie, e dunque minori cure e maggiori risparmi per l’Erario e la Collettività.
Abbandonando questo suo onere e dovere primario (la salute dei cittadini attraverso la prevenzione) lo Stato aveva delegato di fatto alle Associazioni questo compito istituzionale riservando loro una serie di norme fiscali e previdenziali agevolative.
Ora, invece, questo mondo, fatto per di più di volontari e di operatori che a fronte di una retribuzione che spesso non supera la soglia di sopravvivenza, lavorano 10/12 ore al giorno, sabato e spesso domenica compresi, si riscopre essere un “covo di evasori” da stanare ed esporre sulla pubblica piazza quasi fosse il mondo dell’associazionismo sportivo e del volontariato la causa dei mali del Paese.
Oggi però, 28 febbraio, abbiamo appreso una buona notizia. I Vescovi e le Scuole Cattoliche possono tirare un sospiro di sollievo. L’auspicato chiarimento sugli effetti dell’IMU per la Chiesa è giunto dalla viva voce del premier Mario Monti. L’imposta comunale verrà applicata agli Istituti religiosi solo in presenza di finalità commerciali. Come dire che anche le Scuole private avranno la loro attività “istituzionale” (si presume l’insegnamento) e quella “commerciale” (vendita merendine durante la ricreazione !? vendita matite colorate da parte dei Bidelli ?). Immagino già i titoli dei giornali: “Insegnante durante le lezioni vendeva libri usati senza emettere lo scontrino fiscale”.
Arrivederci al prossimo “punto di vista”.
Leonardo Ambrosi