Non fate chiudere le Associazioni Sportive !

Al Governo che verrà ....................

Al Governo che verrà ....................

 

Non ho idea, se fra le tante priorità (IMU, Fisco, Lavoro, Previdenza, Nuova Legge Elettorale, ecc. ecc.) il Governo che verrà avrà tempo, voglia, ma soprattutto competenza, per occuparsi di Sport Dilettantistico: i problemi di certo non mancherebbero.

Uno però, in particolare, meriterebbe la massima considerazione e riguarda, tanto per cambiare, una problematica di carattere fiscale, per la quale una qualche soluzione, in un senso o nell’altro, deve essere trovata.  Stiamo parlando dell’oramai consolidato orientamento dei Giudici di merito (vedi da ultima la sentenza della Cassazione Civile, sez. V, n. 4147 del 20/2/2013) secondo il quale, a prescindere dalla natura non lucrativa del soggetto che organizza l’attività sportiva dilettantistica (vuoi come associazione non riconosciuta, vuoi come società sportiva a responsabilità limitata), se questa attività sportiva è gestita in forma d’impresa, cioè da un complesso di beni quali attrezzature e conoscenze alle quali si affiancano le risorse umane, i corrispettivi dei servizi prestati sono sempre da intendersi di natura “commerciale”.

Nulla di nuovo sul fronte degli elementi indiziari nella Sentenza degli Ermellini: pubblicità effettuata mediante biglietti e stampati; corrispettivi versati dagli associati in misura variabile al tipo di prestazione in contrasto con le previsioni statutarie relative alla quota di iscrizione; l’ampiezza dei locali adibiti a palestra con le relative attrezzature; la composizione del fondo associativo e la distribuzione delle cariche sociali; l’automatica rinomina degli organi direttivi nell’ambito ristretto dei soci fondatori; l’automatica esclusione dei soci in caso di mancato versamento della quota associativa e via discorrendo.

Insomma, per farla breve, per il Fisco, le Palestre gestite come Associazioni ovvero Società Sportive Dilettantistiche, non devono più esserci, quasi come se le attività che esse svolgono facessero parte di qualcosa con cui il benessere psicofisico delle persone non ha nulla da spartire: le Palestre dunque come strumento di evasione ed elusione fiscale anziché come luogo di ritrovo e di attività ginnica e motoria di base, i cui benefici sono certificati oramai da secoli dai Medici di tutto il mondo.

Non vi è peraltro notizia, in seguito a queste verifiche, di scoperta di casi di improvviso arricchimento o dell’esistenza di ingenti patrimoni accumulati dai “Titolari” di questi paradisi fiscali; non si trovano nemmeno proprietà immobiliari, ancorché intestate a mogli e parenti, frutto della gestione di questi luoghi di elusione fiscale. Le verifiche, spesso e volentieri, “certificano” un settore in crisi i cui attori, dal Legale Rappresentante, all’ultimo Istruttore, “campano” con un modesto compenso mensile (e non sempre !) senza nessuna certezza per il loro futuro.

Occorre, finalmente, rifondare profondamente la normativa fiscale del settore, dotandola di certezze; un ruolo importante dovranno svolgerlo le Federazioni e gli Enti di Promozione Sportiva, e per essi il supremo Organo di Governo dello Sport in Italia, ovvero il CONI, affinché il suo ruolo di “unico certificatore dell’effettiva attività sportiva svolta” non venga delegittimato e non si assista, come nella politica, ad una irreparabile frattura fra potere e paese reale, con  conseguente “fuga” delle Associazioni dagli Organizzazioni dello Sport, che per ora, poco e male le rappresentano e, soprattutto, tutelano.

                                                                                                                                                                                                   Leonardo Ambrosi