Sportivi Dilettanti: urgono provvedimenti
Una generazione di precari
Certamente i Lettori più attenti che hanno la pazienza di leggere le Circolari pubblicate sul nostro sito ricorderanno le sentenze dei Tribunali del Lavoro di Roma e Firenze di giugno/luglio 2013, nelle quali, sinteticamente, si sanciva la natura professionale delle prestazioni svolte a favore di Associazioni Sportive da parte di un cospicuo numero di "sportivi dilettanti".
Per chi si fosse perso le "puntate precedenti" e non avesse tempo e voglia di tornare a leggersi la nostra Maxicircolare del 21/10/2013 ricordo che , mutatis mutandis, in entrambi i casi, sia a Roma come a Firenze, gli Istruttori sono stati considerati "Professionisti", sulla scorta della concomitante presenza di:
a) possesso di competenze tecniche tipiche delle mansioni svolte;
b) entità dei compensi;
c) continuità delle prestazioni.
Numerosi, successivamente alle suddette sentenze, sono stati gli interventi di Autori esperti della materia e numerosi sono stati i Convegni al riguardo realizzati, senza, tuttavia, che sia stata trovata una risposta definitiva e univoca alla questione o comunque una posizione condivisibile dai più.
Ad aggravare la situazione giungono notizie che un nuovo filone delle verifiche , nell'anno in corso, e che coinvolgono le Associazioni Sportive, oltre che alle consuete contestazioni di carattere fiscale, punta decisamente ad identificare l'inquadramento degli "Sportivi Dilettanti" sui quali vanno ad impattare non solo i consueti punti di criticità emersi dalle sentenze sopra ricordate, ma pure gli effetti della riforma Fornero, che di fatto limita la possibilità, per chi lavori per un solo committente, di aprire la partita IVA con uno dei regimi di favore arcinoti agli Addetti ai lavori.
Va da sé che quanto detto riguarda in primis le "palestre" gestite sotto forma di associazioni sportive sulle quali la "mannaia" del Fisco si è abbattuta e si abbatte sistematicamente da almeno cinque anni a questa parte; va da sé pure che anche le "palestre commerciali", sia che si avvalgano di "lavoratori autonomi" , di "subordinati" o "parasubordinati", se vogliono reggere il mercato, debbano corrispondere "in nero" una parte dei compensi ai loro Collaboratori, sicché il giudizio morale sulle une e sulle altre va accuratamente evitato, essendo il problema bipartisan.
Ciò che invece importa, e la questione coinvolge gli Enti "non profit", ma pure quelli "profit" , è quale risposta intendano dare, il CONI in primo luogo, e le forze di Governo, ad un problema non più prorogabile; stiamo parlando, in tutti i casi, di "precariato" e nessuno di questi ragazzi , "sportivi dilettanti" , lavoratori "autonomi", subordinati o "parasubordinati" che dir si voglia, maturerà un trattamento pensionistico decoroso, in quanto non si sono mai visti in sala corsi , fitness, o attrezzi, persone over 35/40, e dunque, verosimilmente, generazione di precari oggi, e senza alcuna tutela previdenziale, domani.
La questione perciò è assolutamente "politica" e in tale sede va risolta con assoluta URGENZA attraverso provvedimenti che determinino definitivamente chi possa essere considerato "sportivo dilettante", ben sapendo che per molte strutture sportive, di qualunque genere, profit o non profit, il futuro è sempre più incerto.
Verona, 16 febbraio 2014
Leonardo Ambrosi