IL PAESE CHE NON VUOLE CAMBIARE

IL PAESE CHE NON VUOLE CAMBIARE
Storia di Luigi e del suo sogno

Pochi giorni fa è venuto in Studio, con l’idea di aprire un’Associazione Sportiva Dilettantistica, un ex Dirigente di una primaria Azienda veronese, vittima, ahimè, della crisi e di quei inspiegabili giochi di potere in forza dei quali, incolpevolmente e repentinamente, ti trovi, “nel mezzo del cammin” della tua vita, a spasso, ad un'età per la quale non sei troppo vecchio per smettere , ma neppure abbastanza giovane da poter ricominciare.

Intendeva, Luigi (nome, chiaramente, di fantasia), con la buonuscita di "esodato" realizzare un suo antico, semplice, sogno: dare vita ad una associazione che si occupasse del suo gioco e passatempo preferito sin da bambino e che numerose soddisfazioni, anche in termini di risultati agonistici, gli avevano procurato.

Intendeva pure, coinvolgere nel progetto altri genitori per poter creare così un luogo di incontro per giovani ed anziani, appassionati della stessa disciplina.

Si è messo così , Luigi, all’opera, per fare la prima cosa che si fa in queste circostanze: trovare una sede dignitosa; cosa che in men che non si dica ha fatto, anzi, individuandone più di una, ma la scelta, alla fine, si era concentrata su due, di pari dignità architettonica e costo locativo.

Si è recato pertanto, entusiasta e pieno di buoni propositi , al settore edilizia del Comune (in provincia di Verona) per conferire con un Responsabile al fine di avere ragguagli sulla fattibilità dell’insediamento della nascitura associazione nella zona dove è ubicato l’immobile prescelto.

Premetto, nell’Italia delle Regioni, delle Province, dei Comuni, delle Circoscrizioni, dei Quartieri, dei Condomìni, e via discorrendo, ciascuno legifera come meglio crede, cosicché ciò che è “bianco” a Belluno, diventa “nero” a Venezia, ciò che è “rosso” a Roma, è “verde” a Milano, ed all’inerme cittadino non resta che piegare la testa alle Istituzioni e cercare di sopravvivere.

Aveva letto Luigi, prima di recarsi in Comune, e si era convinto che “La natura giuridica dell’associazione sportiva e la particolare attività svolta, corrispondente ai fini istituzionali e rivolta esclusivamente ai soci e ai tesserati, comportano conseguenze anche in ordine all’applicazione della normativa urbanistico - edilizia.

La sede e l’attività dell’associazione/società sportiva dilettantistica possono insediarsi ed attuarsi in qualsiasi edificio, purché dotato di autorizzazione di abitabilità.

Del resto la pianificazione territoriale non contempla una destinazione d’uso quale tipologia specifica per consimili attività e pertanto deve ritenersi astrattamente idonea anche una destinazione artigianale/produttiva e non necessariamente commerciale (come spesso richiedono le amministrazioni comunali).

Inoltre, un edificio adibito a sede di associazione sportiva può essere legittimamente inserito in una zona territoriale omogenea a destinazione residenziale, artigianale e/o industriale e/o direzionale o agricola in quanto non si deve verificare la corrispondenza della destinazione dell’edificio medesimo con quelle espressamente indicate dalla normativa di piano, proprio perché la destinazione d’uso è atipica e comunque non incompatibile con la particolare destinazione della zona.

La descrizione delle attività contenuta nelle Norme Tecniche di Attuazione al PRG adottate dalle Amministrazioni Comunali è di regola molto ampia e in ogni caso non tassativa essendo idonea soltanto ad individuare e descrivere le attività ammesse ma non anche idonea ad escludere qualsiasi altra attività compatibile con le medesime".

Tuttavia, questo suo convincimento, di fare del bene alla collettività, giusto o sbagliato  che fosse, trovava nella realtà dei fatti il famoso e famigerato "muro di gomma" eretto nella circostanza dal secco parere negativo fornito per le brevi dal funzionario  addetto al Settore edilizia del Comune in questione, il quale, anzi, la quale, trattandosi di una donna,  accompagnando le sue parole con sorrisetti ironici, ma con toni perentori, che non lasciavano adito a dubbi di sorta, invitava Luigi a desistere dal progetto assicurando che “lì , in quel posto, la sua associazione, non avrebbe aperto mai !” ; e, semmai , avesse voluto insistere nel suo insano proposito, poteva chiedere un  parere preventivo al Comune, previo versamento di una tassa di 300,00 euro !!!

Tralascio la considerazione che l’immobile, una volta affittato, avrebbe prodotto reddito per il proprietario e , di conseguenza, anche per l’Erario e per il Comune; tralascio pure di soffermarmi sulla questione etica che forse un’Associazione ludico sportiva avrebbe provocato meno disagi sociali di una sala giochi, attività questa che invece pare trovare porte spalancate in tutti i Comuni di Italia; tralascio tutto ciò; non posso invece tralasciare di commentare l’ostentato atteggiamento di superiorità, di arroganza, derivante da sopravvalutazione del proprio ruolo e della propria carica da parte di questo come di altri personaggi, burocrati inadatti, incompetenti, mandarini intoccabili della pubblica amministrazione, incapaci di intendere che prima o poi le cose cambieranno anche per loro, ma che, a differenza di Luigi, non avranno né la forza, né la capacità , di ricominciare da capo.

Verona, 2 giugno 2014

                                                                                              Leonardo Ambrosi