il Punto di vista di questo mese è a cura di Eleonora Ambrosi
MORIRE DI SCACCHI
Complice il periodo ferragostano, anche se in pochi fortunati hanno goduto di giornate calde e soleggiate, è passato sotto traccia ciò che è avvenuto in Norvegia, precisamente a Tromso, nell’ultima giornata delle Olimpiadi di Scacchi; premetto, per i non addetti ai lavori, che gli Scacchi sono a tutti gli effetti uno “Sport” , i cui circoli in Italia sono affiliati alla Federazione Scacchistica Italiana, una delle 19 Discipline Sportive Associate.
E’ accaduto che, all’ultima giornata di gare, siano morti due Atleti, precisamente un 67enne di origini svizzere, ma che giocava per i colori delle Seychelles, accasciatosi sulla scacchiera colpito da un collasso, e, nella serata dello stesso giorno, un uzbeco trovato morto nella sua camera di albergo per cause ancora da definire.
Non esiste, a memoria d’uomo, un record così macabro: neppure sport estremi possono vantare un tale precedente; sono morti Atleti in competizioni automobilistiche, in immersione subacquee, in arrampicate ardite, in gare automobilistiche e motociclistiche, nel pugilato, nel ciclismo, nelle gare podistiche, ma, ripeto, due morti nello stesso giorno non si erano mai visti prima.
Su alcuni siti si è pure parlato di “giallo” approfittando di copiosa letteratura che dietro le facce enigmatiche e imperscrutabili di molti Grandi Maestri, ha immaginato intrighi internazionali e misteri ingarbugliati orditi da spie ed agenti sotto copertura.
Sono WMF (Maestro FIDE Femminile) di Scacchi, ho partecipato al mio primo campionato del mondo UNDER 14 ad Oropesa del Mar (Spagna) nel 2001, quindi a 13 anni; nel 2008, a vent’anni, avevo preso parte già a 4 Olimpiadi (Bled, Calvià, Torino, Dresda); prima di ritirarmi, in quell’anno, per motivi legati allo studio, feci tempo a vincere, prima volta per una squadra italiana, la Mitropa Cup Femminile davanti a squadre blasonate quali la Germania e l’ Ungheria.
Garri Kasparov, forse il più grande giocatore del mondo di tutti i tempi, ebbe a definire gli Scacchi come una “tortura della mente”, come lo “sport più violento che esista”.
Gli Scacchi, è vero, sono un ossessione, e solo chi ha giocato a certi livelli, può comprendermi; la tensione che si cumula, prima, durante, e dopo una partita è altissima, al pari della gioia per una vittoria ed allo scoramento per una sconfitta; perché gli Scacchi, “sport” individuale per eccellenza, non ti perdonano nulla, e tu, solo tu, nella vittoria come nella sconfitta, sei unico artefice.
Le autopsie chiariranno finalmente le cause della morte dei due poveri Atleti impegnati alle Olimpiadi in Norvegia, ma, come pare, ed io non fatico a crederlo, lo stress accumulato nella competizione, se non è stata la causa principale, sicuramente ha contribuito a porre fine all’esistenza degli sfortunati giocatori.
Allorché il Decreto Legge del 24 aprile 2013 sancì l’obbligatorietà dei defibrillatori per tutte le Società Sportive, ricordo le battute ironiche di alcuni Presidenti di Circolo, miei amici e conoscenti, i quali si dichiaravano certi del fatto che tale obbligo non potesse riguardare la nostra “nobile arte” , considerato anche il fatto che per i poveri circoli scacchistici una tale spesa ne avrebbe, per la maggior parte, determinato la chiusura.
Dopo quanto avvenuto in Norvegia ho il fondato timore che neppure il nostro “sport” potrà esimersi da questo obbligo di Legge, giustificando così le definizioni del gioco date a suo tempo da Kasparov e che ora, sinistramente, si rivelano corrette nella loro cruda realtà.
Eleonora Ambrosi