L'Associazionismo non è più un hobby

L'Associazionismo non è più un hobby

Caro Presidente dell’Associazione XXX,

gli interventi degli ultimi mesi, asseritamente volti a creare un sistema fiscale più equo, sembrano invece ispirati dalla fretta di poter sbandierare per tempo l’ obiettivo semplificazioni (?) piùttosto che ad una reale volontà riformatrice.Si sta “navigando a vista”, dimenticando i complessi risvolti applicativi delle disposizioni emanate, che hanno condotto fino ad oggi in più di un’occasione a smentite, rettifiche, pseudo chiarimenti, dell’ultimo momento.E’ ormai retorico continuare a denunciare che gli unici a doversi far carico di una legislazione fiscale ormai impazzita sono i Contribuenti e i loro Commercialisti.

A rendere i primi mesi dell’anno ancor più complicati, ci ha pensato la legge di stabilità, introducendo dal 1° gennaio il nuovo sistema dello Split Payment, ed allargando i confini del reverse charge (vedi le nostre circolari al riguardo pubblicate sul sito), meccanismi che, in diversa misura, coinvolgono le Associazioni (e sono la maggioranza) che hanno adottato il regime forfetario di cui alla Legge 398/91 ed in merito ai quali sono stati già sollevati molti dubbi interpretativi; incombenze nuove dunque per contribuenti e consulenti che vanno ad aggiungersi allo spesometro, al modello EAS, al 770, all’Unico Enti Non Commerciali, alle liquidazioni trimestrali dell’IVA, ai modelli intrastat per gli scambi intracomunitari, sino ad arrivare alla fatturazione elettronica (adempimento complicato e oneroso !), in scadenza alla fine di questo mese, creando così un ingorgo fiscale in forza del quale Associazioni e loro Consulenti devono e dovranno sempre più moltiplicare le proprie energie, nella speranza, perché, oramai,  solo a quella ci dobbiamo attaccare !, che finalmente si fermi, almeno per un po’, la baraonda di novità legislative in materia fiscale che, a causa, come detto, di nuovi e più complicati adempimenti, fanno dubitare sull’effettiva portata e sui reali benefici.

Quanto sopra introduce un problema, non secondario, e che investe sempre più massicciamente Associazioni e loro Consulenti: intendo parlare delle verifiche fiscali che, come a tutti noto, coinvolgono oramai, sul territorio italiano, centinaia e centinaia di associazioni, di grandi, medie e piccole dimensioni.

Devo tuttavia, al riguardo, fare una doverosa precisazione: spesso, a priori, si critica e si maledice la Guardia di Finanza, l’Agenzia delle Entrate, l’INPS, ecc. ecc. perché magari, a seguito di una verifica, ci ha sanzionato con verbali contenenti cifre da capogiro !

Mi occupo personalmente, come molti di voi sanno, da quasi vent’anni di Terzo Settore e, credo, perciò, se non altro, di avere maturato una significativa esperienza, avendo avuto la sorte di assistere, tuttora, una Clientela sparsa su tutto il territorio nazionale; spesso si rivolgono al nostro Studio Associazioni “verificate”, provenienti da altri “Consulenti” (non di rado, a detta dei Presidenti delle verificate,  “amici”, che ci “tengono la contabilità in cambio di una cena all’anno”, o gratuitamente perché “i figli giocano nella stessa squadra”) e che, ad un sommario check up, denunciano l’assenza di un impianto contabile appena appena decente, che ignorano l’esistenza del modello EAS o che sono convinti che il modello 770 vada presentato solo in presenza di Sportivi Dilettanti con compensi al di sopra dei 7.500,00 euro, ecc. ecc.; ecco, questo tipo di Associazione, che ignora il fatto che oramai gli Enti no Profit HANNO GLI STESSI OBBLIGHI DEGLI ENTI PROFIT, che si affida “all’amico dell’amico” per farsi gestire la contabilità, è destinata, nel breve, a sparire.

Oggi, chi intende gestire un’Associazione (a maggior ragione se ne è legale rappresentante) deve farlo IMPRENDITORIALMENTE, considerando la corretta gestione amministrativa basilare per l’esistenza dell’Associazione medesima; comportamenti superficiali, apparenti risparmi, scorciatoie per evitare i costi di consulenza, rischiano, alla fine, di fare più male che bene e mettono in serio pericolo la vita “patrimoniale” del Presidente e dei suoi Collaboratori.

Dobbiamo, di conseguenza, Consulenti ed Associazioni, se intendiamo “stare sul mercato” e svolgere serenamente la nostra attività, cambiare, in molti casi, la mentalità “volontaristica” a favore di quella imprenditoriale, tenuto conto degli INDUBBI VANTAGGI FISCALI che comunque, ad oggi, il Legislatore riserva al mondo delle Associazioni.

E’ vero, per molti, il tempo dedicato all’Associazione rappresenta un hobby; i Presidenti, ai quali espongo i miei ragionamenti, mi rispondono “dall’Associazione non prendo niente”, “per l’Associazione ci rimetto tempo e soldi”, “se le cose stanno così, è meglio chiudere”, e via discorrendo.

Noi tutti, tuttavia, sappiamo che gli hobby costano: costa andare a pesca o a caccia, costa andare a sciare, costa collezionare francobolli od oggetti, costa pure andare a mangiare il pesce in compagnia; insomma, ”dove pendi spendi”  si diceva una volta.

Ciò che non possiamo permettere è che il nostro hobby, la nostra passione, il dedicare ore ed ore al volontariato divengano motivo di preoccupazione; ecco perché è ASSOLUTAMENTE NECESSARIO convincersi che nel momento in cui si accetta un ruolo dirigenziale all’interno di un’Associazione occorre affrontare il ruolo affidatoci (ricordiamoci che rappresentiamo Associati che hanno in noi riposto la loro fiducia !) con la necessaria competenza e professionalità, con spirito imprenditoriale, né più né meno di quello che adopereremmo nel gestire un’impresa profit.

La salvaguardia e la permanenza in vita del mondo del non Profit, che profondamente amiamo, ha come presupposto, in primis, la presenza di Dirigenti preparati e consapevoli del proprio ruolo.

Verona, 1 marzo 2015

                                                                                         Leonardo Ambrosi