Quando la Prima Nota non basta
In occasione del mio ultimo “punto di vista” riferivo di una verifica fiscale conclusasi con esito favorevole per la Società Sportiva accertata; vi è da dire che la Società in questione, in quanto tenuta, aveva adottato la contabilità “ordinaria”.
Sinteticamente, i soggetti in contabilità ordinaria hanno l’obbligo di istituire e tenere conseguentemente aggiornati i seguenti libri contabili:
• Libro Giornale, dove vengono registrate tutte le operazioni economico-patrimoniali in ordine cronologico;
• Libro inventari all'interno del quale vengono riportati la consistenza dei beni raggruppati in categorie omogenee per natura e valore;
• Registri IVA integrati con il registro delle fatture emesse e/o dei corrispettivi, il registro degli acquisti, e altri obbligatori in base all'attività esercitata;
• Registro dei cespiti, non più obbligatorio ma utile dove vengono annotati gli acquisti dei beni ammortizzabili indicandone il costo originario, rivalutazioni e svalutazioni, fondo ammortamento, quota ammortamento, e coefficiente di ammortamento.
Saper tenere correttamente la contabilità è soprattutto un modo per gestire correttamente l'azienda, ma anche un modo per dimostrare la correttezza fiscale della propria gestione, in modo da contrastare efficacemente eventuali accertamenti induttivi. Ecco perché molti imprenditori optano, anche se non obbligati, alla più costosa e complessa contabilità ordinaria.
L’impianto contabile ora descritto non riguarda tuttavia la stragrande maggioranza delle nostre Associazioni, le quali si limitano, per lo più, a tenere una “prima nota” su fogli excel o comunque similari, spesso creati “in proprio” o da qualche “amico” che ha confidenza con office o programmi analoghi.
La legge 398/91 poi, come noto, dispensa da quasi tutti gli adempimenti, limitandosi a richiedere di tenere numerate progressivamente le fatture di acquisto e di annotare le entrate commerciali nel prospetto riepilogativo di cui al D.M. 11/2/97 (registro corrispettivi).
Tale agevolazione, ha fatto sì che molte Associazioni ritengono di essere “a posto” ottemperando ai suddetti, invero, semplici obblighi.
Tuttavia, anni di verifiche fiscali ci dicono che le cose non stanno propriamente così: gli Organi preposti al controllo, oramai è cosa nota, non si limitano a chiedere solo quanto previsto dal regime agevolativo di cui sopra, ma, esigono prima nota cassa (e se non c’è storcono il naso), estratti conto, fatture di acquisto ed ogni altro costo documentato, fatture di vendita, contratti di lavoro, di pubblicità e sponsorizzazioni, contratti di locazione e di somministrazione (leggi utenze), di leasing o comunque piani di ammortamento di mutui, modello EAS, raccomandate opzione SIAE, documentazione attestante l’attività sportiva e chi più ne ha più ne metta !
Oltre a ciò viene richiesto di esibire i libri sociali (Assemblee, Consiglio, Soci) e su questo punto meglio stendere un velo pietoso.
Per esperienza personale, in virtù dei Convegni ai quali ho partecipato, come Relatore, o semplice spettatore, credo che le Associazioni, di qualunque tipo, si organizzino, per la parte gestionale – amministrativa, così:
- Un 50% dei sodalizi si “arrangia” in proprio, magari con l’aiuto di un familiare, oppure del Socio che fa il “ragioniere” in una Ditta, ovvero ancora affidandosi, di tanto in tanto, per “un’occhiata” al papà di un Allievo che “fa il Commercialista”, al quale, questo sì, affida poi la stesura e l’invio dei i dichiarativi; il “costo” del servizio, spesso e volentieri, si traduce, nell’offerta di una pizza una volta all’anno;
- Un 25% si affida in toto ad uno Studio per la consulenza e per la gestione amministrativa;
- L’altro 25% non fa niente ….e spera…..oppure, peggio, è convinto di “essere in ordine”.
Tirando le somme, un 75% (ma sono stato magnanimo) in caso di verifica, ne esce con le ossa rotte.
E’ da anni che andiamo predicando che oggi, chi intende gestire un’Associazione (a maggior ragione se ne è legale rappresentante) deve farlo IMPRENDITORIALMENTE, dovendosi considerare la corretta gestione amministrativa basilare per l’esistenza dell’Associazione medesima; comportamenti superficiali, apparenti risparmi, scorciatoie per evitare i costi di consulenza, rischiano, alla fine, di fare più male che bene e mettono in serio pericolo la vita “patrimoniale” del Presidente e dei suoi Collaboratori.
Mi pare già di sentire gli argomenti di dissenso degli interessati: “l’Associazione è povera, non possiamo permetterci un Consulente”; “siamo solo volontari, abbiamo poco tempo”; “assemblee ? Si si le facciamo, ma non le verbalizziamo”; “la nostra associazione è piccola….se dobbiamo fare tutte queste cose…meglio chiudere”.
Un’Associazione, di qualsiasi natura, nasce per libera scelta di un gruppo di persone che hanno deciso di associarsi liberamente, così come previsto dall’art. 18 della Costituzione, non per costrizione; le cariche sociali, dal Presidente in giù, sono attribuite, democraticamente, dall’Assemblea dei Soci, ma possono essere rifiutate; nessuno è costretto a fare il Presidente, ma spesso si incontrano le stesse persone che si “rinnovano” e si ripropongono in continuazione.
E’ pacifico, pertanto, che se si vuole stare tranquilli e gestire serenamente un’Associazione, occorre dotarsi di una adeguata struttura amministrativo contabile.
I miei consigli, al riguardo, in ordine sparso, sono:
1) Tenere una prima nota costantemente aggiornata, riportando tutti i movimenti contabili;
2) Istituire (non costa nulla!), almeno i registri IVA delle fatture emesse e dei corrispettivi (va bene, per le Associazioni in 398 il prospetto riepilogativo già citato precedentemente) e degli acquisti; ciò ci servirà per poter, a momento opportuno, redigere il bilancio da sottoporre all’approvazione dei Soci;
3) Dotarsi, ove possibile, di un programma gestionale – amministrativo specifico per Associazioni (ce ne sono sul web numerosi con prezzi assolutamente abbordabili); quasi tutti poi collegano i dati contabili elaborati agli adempimenti civilistici, generando automaticamente valori numerici che serviranno poi a predisporre relazioni dell’Organo amministrativo, verbali delle assemblee, ecc., con ciò semplificando di molto la tenuta dei libri sociali, punto dolente delle Associazioni;
4) Affidarsi, per la consulenza generica e specifica ad uno Studio, il quale predisporrà ed invierà all’Amministrazione Finanziaria, i modelli dichiarativi.
Questo “pacchetto” è adattabile ed adottabile a e da qualsiasi tipo di Associazione, abbia solo il codice fiscale o la partita IVA e rappresenta, a mio parere, il “minimo sindacale” per essere tranquilli; sommando le varie voci, e tenuto conto del territorio nel quale agisce l’Ente, non si andranno a spendere più di 800/1.000,00 euro l’anno
Sono pochi ? Sono tanti ? Non lo so; di certo la tranquillità dei Dirigenti Sportivi vale molto di più !
Verona, 21 marzo 2016
Leonardo Ambrosi