Cari adulti, fate giocare a scacchi i ragazzi!!!
Un Insegnante di una primaria Scuola cittadina mi ha riferito, contrariato, del crollo, nell’anno scolastico appena iniziato, delle iscrizione alle attività extrascolastiche, sportive e no.
Vale la pena ricordare che le attività extrascolastiche non sono obbligatorie; si svolgono dopo la scuola o durante il week-end ed ogni allievo può scegliere liberamente quali frequentare in base ai propri interessi, al proprio gusto, alle proprie esigenze, e, last but not least, al costo.
Fra le più gettonate si annoverano i corsi di lingue, di informatica, di teatro, di musica, oltre, ovviamente, alle discipline sportive: dalla pallavolo alla pallacanestro, dal calcio all'atletica, dal tennis al nuoto.
Peraltro, continuava il Docente, si meravigliava come, di contro, gli scacchi avessero avuto un incremento così da dover raddoppiare i corsi tenuti l’anno prima.
Io non mi sono sorpreso affatto! Gli scacchi, in Italia, fanno parte delle Discipline Sportive Associate, riconosciute dal CONI al pari delle Federazioni e degli Enti di Promozione Sportiva; le attività sono gestite dalla Federazione Scacchistica Italiana, costituitasi a Varese il 20 settembre 1920; nel 1924 fu fra le federazioni che, al congresso di Parigi, costituirono la Federazione internazionale degli scacchi (FIDE). Nel 1928 (con il nome di Associazione Scacchistica Italiana) entrò nel CONI, da cui però nel 1934 venne trasferita all'Opera Nazionale Dopolavoro; sembra che il motivo fosse il professionismo degli scacchi. Divenne Ente Morale nel 1930. Dopo la guerra riprese la denominazione di Federazione Scacchistica Italiana (FSI), sotto la quale è nota tutt'oggi.
Ho frequentato per molti anni la Federazione, da giocatore, e da istruttore elementare, titolo con il quale ho raggiunto migliori risultati rispetto a quelli (modesti) agonistici; ho pure diretto un circolo , l’Accademia degli Scacchi, che ha portato molti giovani alla ribalta nazionale e internazionale; della Federazione ho conosciuto i Presidenti nazionali Alvise Zichichi (dal 1996 al 2002), fortissimo giocatore e arbitro internazionale, Giuseppe Lamonica (2002 – 2003), Docente di Biochimica all’Università di Messina, Gianpiero Pagnoncelli (2004 ad oggi); di tutti conservo un ricordo bellissimo; di tutti ne ho apprezzato la passione e la dedizione “alla causa” intesa, senza mezzi termini, come missione volontaristica, come impegno totale e disinteressato.
Si suole comunemente dire che gli scacchi “aiutano a riflettere”, ti “fanno ragionare”; ma gli scacchi non sono solo questo!
In una Nota direttiva, ben conosciuta dagli addetti ai lavori, il Parlamento Europeo ha posto in evidenza la valenza socio psico educativa di questo gioco/sport. Riprendendo infatti numerosi studi e ricerche effettuate l’Unione Europea ha invitato gli stati membri ad introdurre il gioco degli scacchi nei sistemi di istruzione e nei piani formativi a partire dal 2012.
Nella direttiva si legge che: “[…] Il gioco degli scacchi è accessibile ai ragazzi di ogni gruppo sociale, può contribuire alla coesione sociale e a conseguire obiettivi strategici quali l’integrazione sociale, la lotta contro la discriminazione, la riduzione del tasso di criminalità e persino la lotta contro diverse dipendenze. […] Indipendentemente dall’età dei ragazzi, il gioco degli scacchi può migliorarne la concentrazione, la pazienza e la perseveranza e può svilupparne il senso di creatività, l’intuito e la memoria oltre alle capacità analitiche e decisionali; considerando che gli scacchi insegnano inoltre determinazione, motivazione e spirito sportivo”.
Fra gli aspetti più significativi che coinvolgono il giocatore di scacchi, dal neofita al Grande Maestro, possiamo ricordare: l'analisi necessaria per impostare correttamente il problema, il calcolo necessario all'esame della posizione dei pezzi sulla scacchiera e sulle “varianti” di gioco, attuali e su quelle che ne deriveranno, il momento della decisione (la mossa) per operare la scelta tra le varie possibilità che offre la posizione, decisione che dovrai prendere da solo e assumerti le conseguenze in un intervallo di tempo relativamente ristretto.
In questo consiste l'originalità del gioco degli scacchi dal punto di vista educativo e formativo. Né sono da trascurare i valori estetici offerti dal gioco nella ricerca della soluzione più breve ed elegante (“il gioco degli scacchi è l’arte della battaglia per la vittoriosa battaglia dell’arte”, Tartakower, 1887-1956); insomma, per dirla con Anatoly Karpov, “il gioco degli scacchi è tutto: arte, scienza e sport”.
Per questi ed altri ancora motivi, gli scacchi, a distanza di secoli, mantengono intatta la loro freschezza, il loro fascino; al giorno d’oggi, in cui gli strumenti comunicativi diventano sempre più virtuali, effimeri, immateriali e astratti, siamo costretti a comunicare attraverso modelli sempre più semplificati ed evanescenti (sms, whatsapp, twitter). Ridurre tutto il nostro mondo a qualcosa di incorporeo, penalizza e impoverisce anche il nostro rapporto con tutto ciò che è fisico, limitando la nostra capacità di intervenire sulla realtà e di modificarla, smarrendo la socialità più conviviale, finendo così per privilegiare falsi eroi e miti.
Per questi motivi, caro Docente, non si meravigli se molti ragazzi hanno scelto di giocare a scacchi nel dopo scuola: ne guadagnerà Lei in salute, ma soprattutto loro nel difficile percorso che li attende per diventare Donne e Uomini.
Verona, 10/10/2016
Leonardo Ambrosi