Umani e Marziani

Umani e Marziani

E’ un vero peccato che la sonda Schiaparelli si sia schiantata a 300 Km. all’ora sul suolo di Marte senza aver portato a termine completamente la sua missione; è un peccato, certo, perché, finalmente, avremmo avuto la prova sui natali di taluni dei governanti del nostro Paese, i quali, allorché legiferano, dimostrano di provenire da un altro pianeta !

Stiamo parlando del D.L. n. 193/2016 collegato alla Legge di Stabilità 2017 che, fra le altre, ha previsto la “rottamazione delle cartelle di pagamento Equitalia emesse dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2015.

Vediamo i preamboli: sentito in audizione davanti alla Commissione Finanze del Senato, l’A.D. di Equitalia, Ernesto Maria Ruffini, ha dichiarato che su 1058 miliardi (sì, sì, non ho sbagliato a scrivere, miliardi, no milioni!) di crediti da riscuotere maturati nel periodo 2000 – 2015 si può sperare di riscuoterne solo 51; “Il 20,5% è stato annullato dagli stessi creditori”, ha spiegato Ruffini, e “dei restanti 841 miliardi di euro, oltre un terzo sono difficilmente recuperabili”; infatti “138 miliardi di euro sono dovuti da soggetti falliti, 78 miliardi di euro da persone decedute e imprese cessate, 92 miliardi da nullatenenti in base ai dati dell’Anagrafe tributaria”; e, per altri 28 miliardi di euro “la riscossione è sospesa, sempre per forme di autotutela o sentenze“.

Residuano, ha spiegato (sconsolato, n.d.r.) Ruffini,  506 miliardi di euro, di cui oltre il 60% (314 miliardi) corrispondono a posizioni per cui si sono tentate invano azioni esecutive; al netto di altri 25 miliardi di rate per riscossioni dilazionate e di 81 miliardi di riscosso, il ‘magazzino’ residuo si riduce a 85 miliardi di euro, di cui 34 miliardi non sono lavorabili per norme a favore dei contribuenti, quali i già citati interventi sul valore minimo per l’iscrizione ipotecaria, sull’impignorabilità della prima casa, sui beni strumentali, eccetera”. 

Insomma, per farla breve, se invece di trovarci davanti ad una Società partecipata dall’Agenzia delle entrate e dall’Inps , fossimo al cospetto di un’impresa privata, gli Amministratori finirebbero indagati per falso in bilancio per aver “doppato” le attività ammettendo fra i crediti “carta straccia”; del resto, come dovremmo chiamare gli oltre mille miliardi di crediti “difficilmente recuperabili” ?

Nel mentre L’A.D. di Equitalia “spera” di riscuoterne 51, con molto più realismo, il Ministro delle Finanza, Pier Carlo Padoan, “spera” di recuperarne ……….. 2 di miliardi nel 2017 e 900 milioni nel 2018; tuttavia molti esperti del settore sono scettici, per cui non è difficile pensare che alla fine l’incasso si assesterà fra il miliardo e mezzo e i due.

A questo punto qualche “terrestre” si chiederà come ciò sia possibile; la risposta si trova nel pianeta del “buon senso”, evidentemente, sempre meno abitato soprattutto da chi ne dovrebbe avere la residenza stabile perché a capo di un paese.

Prima di proseguire, il mio Lettore vorrà, come me, togliersi un’altra curiosità, ovvero, quanto è la media pro capite in capo ai debitori di Equitalia? Includendo persone fisiche e giuridiche, le fonti “ufficiali” parlano di 12.000,00 euro; chiaramente fanno media i 1.000,00 euro del contribuente di Casalserugo e i 100.000,00 della grande impresa lombarda: nel dettaglio, il 3% va da 1 a mille euro, l’8% da mille a 5mila, il 6% da 5mila a 10mila, il 20% da 10mila a 50mila euro, il 9% da 50mila a 100mila euro e, infine, il 53% è oltre i 100mila euro.

Fin qui dati; ma ora, finalmente, entrano in scena i marziani: per accedere alla definizione agevolata prevista dal decreto fiscale il contribuente deve presentare un’apposita dichiarazione all’agente della riscossione entro il 22 gennaio 2017 (cade di domenica! Occorre anticipare a venerdì 20 o posticipare a lunedì 23?). La dichiarazione è redatta con le modalità e in conformità alla modulistica che lo stesso agente della riscossione pubblicherà sul proprio sito internet al massimo entro l’8 novembre 2016 (viene dato per scontato che tutti abbiano internet). In tale dichiarazione il debitore deve indicare il numero di rate con cui intende effettuare il pagamento, entro il limite massimo di quattro, (pochine, che dite?) nonché la pendenza di giudizi aventi ad oggetto i carichi cui si riferisce la dichiarazione (qui occorrerà sentire il “commercialista”).

Con la dichiarazione il debitore si assume l’impegno a rinunciare agli stessi giudizi; entro il 22 aprile 2017 (sabato!), ovvero centottanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto in esame, l’agente della riscossione comunica (entro quando ???) ai debitori l’ammontare complessivo delle somme dovute ai fini della definizione, nonché quello delle singole rate, e il giorno e il mese di scadenza di ciascuna di esse, tenendo presente che la prime due rate sono ciascuna pari ad un terzo, mentre la terza e la quarta ad un sesto delle somme dovute.

La scadenza della terza rata non può superare il 15 dicembre 2017 e la scadenza della quarta rata non può superare il 15 marzo 2018; e le prime due ??? (n.d.r.).

In caso di mancato, insufficiente o tardivo versamento delle somme dovute (integralmente o delle singole rate) la definizione non produce effetti e riprendono a decorrere gli ordinari termini di prescrizione e decadenza per il recupero dei carichi oggetto della dichiarazione.

Per farla breve: la scadenza della terza rata non può essere posteriore al 15 dicembre 2017, quella della quarta al 15 marzo 2018; per le prime due (fra l’altro le più “pesanti”) occorre attendere istruzioni!

Se dunque entro il 22 aprile 2017 l’Agente della riscossione comunicherà l’ammontare del debito, il giorno e il mese di scadenza delle singole rate, ecc. ecc., ed il pagamento dell’ultima e quarta rata scadrà, massimo al 15 marzo 2018, arriviamo alla conclusione che per saldare il debito con Equitalia rimangono, all’incirca, 11 mesi!

Il Sole 24 ore del 25 ottobre ha calcolato che i benefici previsti dal decreto per la rottamazione dei ruoli possono arrivare, massimo, al 35%

Ora, mi domando e vi chiedo, tornando agli esempi di prima, il contribuente di Casalserugo e l’impresa lombarda che non hanno pagato sin qui, 1.000,00 e 100.000,00 euro, avranno la possibilità, in 11 mesi, di pagarne rispettivamente 650,00 e 65.000,00?

Come è noto, attualmente, Equitalia consente il pagamento rateizzato fino a 72 rate (piano ordinario di 6 anni) o 120 rate (piano straordinario), in rapporto alla cifra dovuta.

Non sarebbe stato più opportuno, che so, fare una via di mezzo, (ad esempio 3 anni fino all’importo di euro……6 anni per importi oltre)?

Inoltre, perché imporre la rottamazione per l’intero importo dovuto? Non sarebbe stato opportuno e conveniente per l’Erario, e atto di “umanità” per il Contribuente, dargli la possibilità di accedere anche ad una parziale rottamazione?

Certo, non si vuole mandare il messaggio che lo Stato “premia” gli evasori, ma le statistiche fornite dal Ministero delle Finanze, che prima abbiamo esaminato, parlano chiaro: le persone, le imprese non pagano perché sono in crisi; l'Istat ha certificato gli indici relativi al 2015: il 7,6 per cento della popolazione vive sotto la soglia di povertà, cosa che ha fatto dire all’unione  consumatori: " E’ Una vergogna nazionale, serve riforma fiscale".

Occorreva però fare “propaganda” e al tempo stesso “cassa”; ecco allora l’annuncio “politico” sulla chiusura di Equitalia; vero è che la società di riscossione dovrebbe chiudere  i battenti come promesso dal governo, ma nel decreto fiscale c' è anche altro, cioè la proroga della convenzione tra lo Stato e la stessa Spa. Senza il decreto fiscale, il legame tra Equitalia e i comuni che gli hanno affidato la riscossione sarebbe terminato il 31 dicembre di quest' anno. La legge del governo Renzi ha allungato la vita di Equitalia di altri sei mesi, fino al luglio del 2017.

Per chi non lo ricordasse, la fine del rapporto diretto tra Equitalia e i comuni era inizialmente prevista per il 2012; poi, di proroga in proroga, si è arrivati al 2016; l'ultima è dentro un provvedimento firmato dal governo Renzi, il decreto Enti locali del luglio scorso, che spostava il termine a fine anno. Ora, con il provvedimento collegato alla manovra, altri sette mesi di vita, in attesa della chiusura, se e quando avverrà.

Ora, non c’è che da aspettare per vedere se i 2 miliardi di incasso attesi sui 1.058,00, arriveranno nelle casse dello Stato; nel frattempo, speriamo, arrivino i marziani (quelli veri!) visto che con gli umani a disposizione i problemi paiono non risolversi

Verona, 1 novembre 2016

                                                                              Leonardo Ambrosi