Il presidente del CONI, Dott. Giovanni Malagò, risponde a Leonardo Ambrosi

Il presidente del CONI, Dott. Giovanni Malagò, risponde a Leonardo Ambrosi

Alcuni giorni fa, considerata l'impossibilità di stabilire un contatto telefonico, visti i numerosi impegni del massimo Rappresentante dello Sport italiano, per il tramite del Dott. Fabrizio Marchetti, Responsabile Comunicazione e Rapporti Media del CONI, che ringrazio, ho sottoposto cinque questioni di carattere generale, in tema di associazionismo sportivo e terzo settore, al Presidente del CONI, Dott. Giovanni Malagò, il quale non si è sottratto alle domande, ma mi ha prontamente risposto.

 

 

 

INTERVISTA AL PRESIDENTE CONI DOTT. GIOVANNI MALAGÒ

 

1) La riforma del Terzo Settore sembra un cantiere ancora aperto in attesa di tutti i decreti attuativi. Un’opportunità o un rischio per l’associazionismo e il volontariato che opera nel movimento sportivo dilettantistico starci dentro?

“La riforma del Terzo Settore ha certamente rappresentato un momento di grande attenzione da parte del legislatore nei confronti degli Enti non Profit, garantendo finalmente una normativa di riferimento per il mondo dell’associazionismo e del volontariato e offrendo anche agli operatori del nostro mondo dilettantistico una nuova opportunità. Lo sport, che pure è stato inserito nella riforma, usufruisce però già da anni di una normativa specifica che, a mio avviso, interpreta in maniera più corretta le particolarità e le esigenze delle associazioni e delle società sportive dilettantistiche, prevedendo peraltro la competenza del CONI per il loro riconoscimento attraverso un apposito Registro”.

2) Ormai nel Registro del CONI si contano quasi 400 diverse discipline sportive; è ovvio che il regime fiscale agevolato è uno degli elementi che rende così appetibile la permanenza nel registro. Ma non si rischia di screditare così la valenza stessa del Registro?

“Il lavoro fatto in questi anni, con la piena condivisione del Consiglio Nazionale, è stato orientato a  circoscrivere il perimetro delle attività sportive facendo riferimento alle discipline riconosciute dagli organismi sportivi internazionali (CIO e GAISF) e, in via residuale, a quelle riconosciute dalle FSN-DSA e approvate dallo stesso Consiglio Nazionale del CONI. Questo lavoro, da un lato ha ridotto il numero di discipline che consentono l’iscrizione al Registro e dall’altro ha permesso di dare maggiore forza e credibilità allo stesso, evitando che ci fosse un proliferare di realtà prive delle caratteristiche evidenziate salvaguardando comunque il concetto multidisciplinare del mondo sportivo italiano. Siamo orgogliosi di questo modello che in molti ci invidiano perché tutela tutte le espressioni del movimento, anziché escluderne molte puntando solo su poche. E’ un discorso di valori e di promozione del nostro movimento nella sua accezione globale”.

3) La legislatura che si è appena conclusa ha visto un importante riconoscimento allo sport con l’istituzione di un Ministero ad hoc. Un’esperienza che ci si auspica anche dal prossimo futuro Governo del Paese? Ed eventualmente quali desidererebbe fossero i compiti assegnati all’eventuale Ministero dello Sport e quali al CONI?

“Abbiamo lavorato e tagliato traguardi importanti negli ultimi anni con il Ministero dello Sport, condividendo strategie e progetti, ma non entro nel merito delle dinamiche politiche che non investono la nostra sfera di giurisdizione. L’auspicio è di avere interlocutori con cui interagire e condividere un percorso di crescita e di riforma del movimento, certi che lo sport rappresenti uno dei volti vincenti del Paese e vada valorizzato per la straordinaria importanza che riveste a livello sociale”. 

4) Il lavoratore e il volontario nello sport. Tra aspetti previdenziali e assicurativi, quale futuro ci dobbiamo aspettare per coloro che, a vario titolo, operano nello sport?

“La volontà del Legislatore in questi ultimi anni è stata certamente quella di riservare ai rapporti di collaborazione sportivo-dilettantistici una normativa speciale, che si propone proprio di favorire e agevolare l’accesso alla pratica dello sport dilettantistico, sottolineando le specificità di tale settore che contempla anche un trattamento differenziato rispetto alla disciplina generale che regola gli altri rapporti di lavoro. Credo sia importante consolidare questo orientamento, prestando al contempo attenzione alle novità e alle prospettive che riguardano gli ambiti previdenziali e assicurativi legati alle altre professionalità che operano nel movimento”.

5) La scorsa legislatura ha visto la nascita delle Società Sportive Dilettantistiche Lucrative; un passaggio epocale probabilmente necessario per normare e facilitare lo sport vissuto come momento di business. L’iniziativa però non ha avuto il plauso di quei dirigenti sportivi che gratuitamente mandano avanti le migliaia di associazioni sparse sul territorio e che si sono sentiti lasciati soli dinanzi ai problemi di sopravvivenza con i quali si confrontano quotidianamente. Quanto il CONI crede ancora all’opera del volontariato sportivo?

“La nascita delle società sportive dilettantistiche lucrative costituisce solamente una opzione a disposizione di chi vuole investire nello sport e certamente si vigilerà affinché la finalità non vada a discapito dello sviluppo delle attività sportive e della crescita degli atleti. È chiaro che la massima attenzione del CONI è rivolta all’associazionismo sportivo non lucrativo, che costituisce la spina dorsale e l’elemento caratterizzante del nostro movimento. Lo sport non può prescindere da chi incarna passione disinteressata e inclinazione al sacrificio in nome dello sviluppo del sistema, mettendo al servizio della causa qualità professionali e umane. Il nostro Ente, con tutta la galassia che lo compone, è sorretto dalle migliaia di volontari che con la massima abnegazione consentono la crescita e la diffusione dell’attività sportiva di base, senza la quale non esisterebbe l’attività di vertice”.

 

Roma, 14 maggio 2018

 

Leonardo Ambrosi