CONI e lavoro sportivo: oggi senza domani

CONI e lavoro sportivo: oggi senza domani
….ancora un potente graffio del Guelfo!

Impossibilitato, per motivi di lavoro, a rilasciarci ieri sera, come fatto da altri Colleghi, un'intervista, Simone Boschi, il "Guelfo", ci invia un approfondimento come di consueto unico, graffiante, di ampio respiro, con il quale dimostra che anche nelle situazioni apparentemente disperate, possono e si debbono trovare soluzioni intelligenti e condivisibili.

"Si attendeva dal CONI un segnale di vicinanza ai gestori dello sport e di indipendenza o almeno di propositivita' alla Politica, da parte dell'Ente unico certificatore di cosa sia "sport dilettantistico" e, con gli indirizzi emanati fin dalla circolare 1/2016 dell'Ispettorato Nazionale del Lavoro, di cosa sia "lavoro nello sport".

Legittimamente, il Comitato Olimpico ha tuttavia ritenuto non dover interferire coi lavori annunciati dal Governo, fra i quali la possibile revoca delle disposizioni sullo sport contenute nell'ultima Legge di Bilancio, riguardanti anche (soprattutto) la tipologia contrattuale di riferimento.

Sulle sportive lucrative non merita discorrere a lungo: ritengo (probabilmente a torto) sia uno strumento gestorio capace di neutralizzare parte del sommerso mascherato dietro finti sodalizi e nel contempo di assicurare gettito erariale proveniente dall'imprenditorialità sportiva dilettantistica.

Sì, perche' sempre di sport dilettantistico si parla: niente a che vedere coi ricchissimi bilanci dello sport professionistico vero, sebbene gli strali sentiti e letti sui social verso le lucrative sembrino dettati dalla convinzione che l'economia di queste nuove realtà non abbia niente da spartire col dilettantismo, ma non è sempre così. Evidentemente sta prevalendo la tentazione di avercela con una famosa multinazionale che ha aperto in italia numerosi centri fitness di grandi dimensioni e si vuole agire per togliere i sopraggiunti benefici fiscali a codesta, anzichè verificare la possibilità di fruirne in proprio.

Fra le varie chiavi di lettura di questo criticato modello gestorio, a mio modesto avviso, ve n'è uno davvero interessante: esso consente di chiamare col vero nome (utili distribuibili)

quelli che in talune asd o ssd possono assumere la veste di finti compensi a dirigenti o amministratori, in più revocando per essi i benefici finora indebitamente fruiti a titolo di esenzione fiscale e previdenziale.

Tornando al CONI, non era comunque inconferente se fosse stato finalmente emanato l'atteso mansionario, almeno un elenco di massima, tale da impedire il proliferare di incarichi e ruoli pagabili con il compenso sportivo secondo la personale interpretazione della singola federazione o del singolo ente di promozione.

In carenza di pronuncia degli Organi superiori, credo sia necessario che assieme a Federazioni ed Enti di promozione ci esprimiamo anche noi consulenti, nella speranza di provocare un ascolto che ispiri a organizzare un Tavolo e ad affrontare i problemi concretamente, il prima possibile.

E allora, ecco la mia idea.

Io non vedrei alcuna concreta negatività se i collaboratori sportivi fossero inquadrati in seno a contratti di co.co.co., fatti salvi gli incarichi “spot” e quelli comunque consistenti in una singola prestazione o in una serie ristretta di sessioni (ad esempio, il giudice di gara o il docente di un seminario formativo): tale previsione consentirebbe all'Amministrazione di attuare la dovuta vigilanza, il che non deve infastidire se non si hanno scheletri nell'armadio.

Non riterrei fuori luogo se per queste co.co.co. fosse altresì prevista la comunicazione preventiva al Centro per l'Impiego, e che venisse fissato un termine in "sanatoria" (ad esempio 30 settembre 2018) per convertire tutti i rapporti in essere.

In merito alla tracciabilita' dei pagamenti sono sempre stato convinto che non dovrebbe rappresentare tanto un obbligo quanto una necessità, dettata dalla trasparenza e dalla diligenza cui tutti i club debbono mirare.

Una volta superato il limite dei 10mila euro erogati, dovrebbe scattare l'iscrizione nel Libro Unico del Lavoro entro la fine del mese di supero, assieme all'adozione del cedolino paga ma in forma cumulativa, diciamo semestrale, tale da riepilogare tutti i compensi soprafranchigia erogati nel semestre solare: fra trasmettere flussi uniemens semestrali e non trasmetterli affatto, fa la differenza per l'Inps, senza particolare impatto finanziario sui club: proseguirebbe dunque senza intoppi o malumori la compliance nello sport.

Gli Ordini e le Associazioni professionali, da sempre attenti al fenomeno associativo e a quello sportivo, sono convinto sarebbero disponibili a individuare procedure a costo calmierato, tutelando l'equilibrio di bilancio dei sodalizi.

Questo è tutto, o meglio: è il minimo che spererei.

Andiamo avanti. Il Governo tace, il CONI tace: a questo punto, auspico un intervento "d'imperio" (si può dire?) dell'Ispettorato Nazionale del Lavoro, volto a colmare una lacuna che rischia di restare tale per un bel po' di tempo.

Fatto sta che ad oggi, come lo stesso Fiscocsen evidenzia nel comunicato appena riportato sul portale web, l'unica norma vigente in merito a come inquadrare gli sportivi è costituita da quei commi inseriti nell'ultima Legge di Bilancio riguardanti la collaborazione coordinata e continuativa. Qualunque interpretazione che provi ad attenuare o a scappare da questa tipologia contrattuale non ha fondamento di legge e potrebbe provocare seri danni in caso di accesso ispettivo, poichè, se è vero che per pagare determinati incarichi ancora non sappiamo se sia possibile fruire delle agevolazioni fiscali e contributive (vedi mansioni riguardanti discipline non direttamente riconosciute dal CONI oppure afferenti un po' troppo genericamente e coraggiosamente all'esercizio sportivo dilettantistico), la stragrande maggioranza delle mansioni rientra, dal 1/1/2018, nel mondo del lavoro sportivo riconosciuto dalle Federazioni e, per tale motivo, si poteva (doveva?) già averle convertite in co.co.co., così mettendo in totale sicurezza il club.

Sentir affermare che per inquadrare i propri sportivi occorre attendere il mansionario del CONI, quando si sa già, ad esempio, che l'allenatore di pallavolo è sicuramente inquadrabile in una co.co.co. sportiva, appare francamente come la risultante di un esercizio di italica pigrizia, o di un incosciente allontanamento del problema.

Credo infine sia giunto il momento di aprire un dibattito anche su altri strumenti capaci di garantire sollievo ai club, come ad esempio la certificazione dei contratti (purchè con revisione annuale, per evitare di sentirsi sicuri in ogni tempo) o la cosiddetta Contrattazione di Secondo Livello grazie alla quale il datore di lavoro trae benefici come lo stesso lavoratore cui vengono riconosciuti trattamenti ulteriori rispetto al CCNL di riferimento.

Si è dunque giunti a Luglio: non ci resta che chiudere l'esercizio sportivo, rimettere gli attrezzi al posto, aggiornare i libri contabili, in attesa della riapertura settembrina e magari di qualche norma autunnale.

Per adesso, l'unica Norma che consiglio è una magnifica registrazione EMI del 1954, con Maria Callas, Ebe Stignani e Mario Filippeschi, orchestra e coro del Teatro alla Scala"

Simone Boschi – Commercialista in Firenze

Professionista accreditato FiscoCsen